Le monete e le banconote che utilizziamo quotidianamente hanno un costo di produzione non trascurabile. In questo articolo esploreremo quanto costa “fabbricare” gli euro e se sia conveniente continuare a utilizzare i centesimi di euro.
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Il valore reale dei soldi
Le monete e le banconote hanno un valore nominale, cioè il valore indicato su di esse, che è quello che utilizziamo per acquistare beni e servizi. Tuttavia, ogni banconota e moneta ha anche un valore intrinseco, legato ai costi di produzione, ai materiali utilizzati e alle tecnologie impiegate per garantirne la sicurezza. Scopriremo che, in alcuni casi, il costo di produzione di certe monete supera il loro valore nominale. Ma allora perché continuare a utilizzarle?
I costi di produzione
Materiali utilizzati
Per produrre il denaro, è necessario procurarsi specifici materiali. Le banconote sono stampate su una speciale carta di fibra di cotone, resistente all’usura e difficile da falsificare. Le monete, invece, sono realizzate con metalli e leghe come ottone, nichel, rame, “oro nordico” (una lega di rame, zinco, alluminio e stagno, usata per le monete da 10 a 50 centesimi) e altre.
Sicurezza e tecnologia
La produzione di denaro richiede l’adozione di complessi sistemi di sicurezza per rendere difficile la contraffazione. Tra questi sistemi troviamo la filigrana, ologrammi, elementi in rilievo, inchiostri cangianti e altro ancora. Inoltre, ci sono spese legate ai macchinari, al personale, ai magazzini, al trasporto e alla sicurezza delle strutture di produzione.
Il caso degli euro
Produzione delle banconote
Le banconote in euro sono stampate dalle banche centrali nazionali, seguendo le direttive della Banca Centrale Europea (BCE). In Italia, la stampa delle banconote avviene presso lo stabilimento della Banca d’Italia a Roma, in via Tuscolana.
Produzione delle monete
Le monete, invece, sono coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, sotto la supervisione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ogni Stato ha una certa autonomia nella produzione delle monete, come dimostrato dalle facce nazionali differenti delle monete in euro.
Euro in circolazione
Dati attuali
Secondo la BCE, a fine maggio, circolavano oltre 28,8 miliardi di banconote, per un valore totale di quasi 1.600 miliardi di euro. La banconota più diffusa è quella da 50 euro, con circa 14 miliardi di pezzi per un valore di quasi 700 miliardi di euro. La banconota da 500 euro, invece, non è più stampata dal 2014 e il suo ritiro graduale è iniziato nel 2019. Attualmente ne circolano ancora 361 milioni, per un valore di quasi 182 miliardi di euro.
Monete in circolazione
Per quanto riguarda le monete, oggi ne circolano più di 142 miliardi, per un valore complessivo di oltre 31 miliardi di euro. La moneta da 1 centesimo è la più diffusa, con 38 miliardi di esemplari in circolazione.
Costi di produzione
Costo totale
La produzione degli euro ha un costo elevato. Secondo uno studio della Banca d’Italia, nell’intera Eurozona, le spese per l’utilizzo del contante, che includono la produzione del denaro, rappresentano lo 0,4% del Pil. In Italia, questa percentuale è leggermente più alta, arrivando allo 0,52% del Pil. In termini assoluti, l’Italia spende circa 8 miliardi di euro all’anno per i costi legati all’utilizzo del contante.
Costo per pezzo
Il costo per produrre le banconote varia a seconda dei tagli, oscillando tra 6 e 18 centesimi per esemplare. Per le monete, il costo varia tra 4 e 25 centesimi a pezzo, a seconda del tipo di moneta.
Il problema dei centesimi
Costo di produzione dei centesimi
Il costo di produzione delle monete da 1, 2 e 5 centesimi supera spesso il loro valore nominale. Secondo dati del Ministero dell’Economia francese, il costo medio per produrre queste monete è il seguente:
- Moneta da 5 centesimi: 5,7 centesimi.
- Moneta da 2 centesimi: 5,2 centesimi.
- Moneta da 1 centesimo: 4,2-4,5 centesimi.
Questo significa che coniare queste monete costa più di quanto esse valgano, un problema comune anche ad altre valute, come il penny americano, il cui costo di produzione è di circa 2 centesimi.
Motivi per continuare a coniarle
Ma perché coniare monete che costano più del loro valore? Principalmente, per dare il resto in modo preciso e per evitare arrotondamenti al rialzo dei prezzi. Quando l’euro fu introdotto, l’Unione Europea decise di coniare monete da 1 e 2 centesimi proprio per evitare che i commercianti arrotondassero i prezzi.
Il futuro dei centesimi
Iniziative a livello europeo
Diversi Paesi dell’Eurozona hanno già smesso di coniare le monete da 1 e 2 centesimi. L’Italia ha cessato la produzione delle monete da 2 centesimi dal 1 gennaio 2018. Quelle che ancora circolano sono state coniate in precedenza o provengono dall’estero.
La Commissione Europea sta valutando l’ipotesi di sospendere la coniazione delle monete da 1 e 2 centesimi in tutta l’Eurozona. Secondo le informazioni raccolte, la maggior parte dei cittadini sarebbe favorevole a questa decisione. Tuttavia, al momento, queste monete continuano a essere coniate in numerosi Paesi.
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